Da Semplicità a Sofisticazione: La Rivoluzione Gastronomica Italiana degli Ultimi Decenni

Da quando la cucina italiana è passata da essere povera a gourmet? Un’analisi sulla recente evoluzione della cucina italiana.

L’Italia è da sempre considerata una delle patrie della gastronomia di alta qualità. La cucina italiana è infatti famosa in tutto il mondo per la sua varietà, la sua semplicità e il suo gusto unico.

La cucina italiana è stata riconosciuta a livello internazionale come una delle migliori al mondo. Nel 2013, la Dieta Mediterranea, di cui la cucina italiana è un’espressione, è stata dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
L’Italia è la terza nazione per ristoranti stellati, dopo Francia e Giappone. Nel mondo, tra i ristoranti quelli italiani sono i primi dopo quelli dei rispettivi paesi. Il nostro paese è tra i maggiori esportatori di prodotti agroalimentari d’Europa. È la prima per certificazioni di provenienza e di qualità. Il made in Italy è sinonimo di qualità e di eccellenza. (L’Olanda esporta quasi il doppio dell’Italia, ma non ha lo stesso percepito).

L’Italia ha anche avuto una grande influenza sul mondo culinario. Molti piatti e tecniche di cucina italiane sono stati adottati da altre culture, e sono oggi considerati parte integrante della gastronomia mondiale. Hai visto The Bear? La serie tv intendo, per quanto mi riguarda tra le cose migliori viste ultimamente, la metà dei piatti sono da italian heritage. 

L’evoluzione della cucina italiana. Da cucina povera a cucina gourmet. Quando è avvenuta questa evoluzione? Quasi non me ne sono accorto…

La cucina italiana ha una storia millenaria, che affonda le sue radici nell’antica Roma. Tuttavia, la cucina italiana moderna è il risultato di un processo di evoluzione che ha avuto luogo nel corso dei secoli.

Nel Medioevo, la cucina italiana subì un cambiamento radicale. La Chiesa cattolica, che aveva un’influenza dominante sulla società, impose una serie di restrizioni alimentari, tra cui il digiuno durante la Quaresima e l’Avvento. Questo portò a una cucina più semplice e vegetariana, che si basava principalmente su cereali, legumi e verdure.

Il Rinascimento fu un periodo di grande fermento culturale e artistico, che si rifletté anche sulla cucina. In questo periodo, la cucina italiana iniziò a evolversi, diventando più raffinata e ricercata. Si diffuse l’uso di nuove tecniche di cottura, come la frittura e la griglia, e si iniziarono a sperimentare nuovi ingredienti, come il pomodoro e la patata.

Nel 19° secolo, la cucina italiana iniziò a diffondersi in tutto il mondo. Questo fu dovuto in parte all’emigrazione italiana, ma anche all’interesse crescente per la cultura italiana. La cucina italiana iniziò a essere vista come una cucina raffinata e sofisticata, e iniziò a essere imitata in tutto il mondo.

Ne parla Alberto Grandi nel suo fantastico libro “Denominazione di origine inventata”, ma la questione è spiegata bene anche nel libro “Storia della pasta in dieci piatti” di Luca Cesari.

Vorrei, però, ricordare cosa scrive  Fulvio Marcello Zendrini in un suo ottimo post, per leggerlo clicca qui.

La cucina italiana non esiste,  esiste forse ora da qualche decennio. La ragione è molto semplice, ed è che l’Italia non è mai esistita. Non è mai esistito l’impero italiano, come invece è esistito l’impero francese o spagnolo. Mentre è esistita, eccome, la cucina regionale, locale, italiana. 

La cucina regionale è sempre stata povera, perchè povera era il paese. Non avendo una società reale non è mai esistita una cucina di corte come in Francia e in effetti è lì che dall’Italia che guardavano i nobili.

Le fettuccine Alfredo. Piatto iconico originario di Roma, di cui, però abbiamo perso il ricordo. È molto popolare, invece, negli Usa. 
Foto di Engin Akyurt: https://www.pexels.com/it-it/foto/italiano-pasta-fatto-in-casa-tradizionale-11220208/

Fino agli anni ’30 negli Usa i ristoranti italiani erano snobbati ed erano visti come cucina pesante e low budget. Con la crisi del ’29 i ristoranti italiani iniziarono ad essere ricercati e apprezzati e sicuramente l’offerta si fece più sofisticata. Anche qui Alberto Grandi ce la racconta per bene. (https://open.spotify.com/episode/7cvdqel3Jwj7egT3CY6bG8)

Gli ultimi decenni

Quindi da quando la cucina italiana è passata da essere povera a gourmet?
Negli ultimi decenni, la cucina italiana ha continuato a evolversi, diventando sempre più raffinata e ricercata. Questo è dovuto a una serie di fattori, tra cui la globalizzazione, la nuova cultura del cibo e l’affermazione di nuovi chef italiani di fama mondiale.

La globalizzazione ha portato a un aumento della disponibilità di ingredienti e tecniche di cucina provenienti da tutto il mondo. Questo ha permesso agli chef italiani di sperimentare nuovi sapori e combinazioni, dando vita a piatti sempre più originali.

La nuova cultura del cibo ha portato a un aumento dell’interesse per la cucina e la gastronomia. Questo ha portato a un maggiore consumo di cibo di qualità, e a una maggiore attenzione alla provenienza e alla stagionalità degli ingredienti.

L’offerta di prodotti italiani si è fatta estremamente sofisticata, il made in Italy è diventato sinonimo di qualità.

L’affermazione di nuovi chef italiani di fama mondiale ha contribuito a diffondere la cucina italiana in tutto il mondo. Questi chef hanno portato la cucina italiana ai vertici della gastronomia mondiale, vincendo numerosi premi e riconoscimenti.

Ovviamente il precursore è stato Gualtiero Marchesi (https://it.wikipedia.org/wiki/Gualtiero_Marchesi), influenzato dalla cucina francese e giapponese.

È interessante notare come Edoardo Raspelli giornalista, conduttore televisivo e “cronista della gastronomia” (Il 10 ottobre 1975, su ordine del direttore di allora, Cesare Lanza, dette vita sul quotidiano milanese alle pagine settimanali dedicate ai ristoranti, con la rubrica di stroncature “Il faccino nero”) durante una masterclass a Best Wine Stars, a cui ho partecipato personalmente ha ammesso come negli anni ’80 a Milano mediamente nei ristoranti si mangiasse male.

Il cambiamento è avvenuto dagli anni ’80. Durante il decennio c’è stata una riscoperta della cucina regionale, spesso riviste in chiave contemporanea. Il cibo è passato da essere sostentamento a status e esperienza culturale.

Nell’86 è nata Slow Food, fondato da Carlo Petrini in Piemonte, il movimento ha avuto un impatto significativo sulla percezione della cucina italiana. L’idea alla base del movimento era quella di opporsi alla fast food e alla standardizzazione del cibo, promuovendo invece le produzioni locali, le tradizioni culinarie e la biodiversità alimentare. Questo ha portato a una maggiore consapevolezza e apprezzamento delle diverse tradizioni culinarie italiane.

Da lì si è passati all’esplosione dei ristoranti gourmet, da apripista ha fatto Gualtiero Marchesi e la sua scuola. Questa evoluzione è ampiamente riconosciuta anche all’estero, l’Italia ha visto un boom nel turismo enogastronomico. Sempre più viaggiatori vengono in Italia non solo per le sue bellezze artistiche e naturali, ma anche per sperimentare la sua cucina. Questo ha portato a una maggiore valorizzazione delle tradizioni culinarie locali e a una maggiore consapevolezza dell’importanza della cucina come parte integrante del patrimonio culturale italiano.

È lo stesso Marchesi che cita una frase detta a lui dal grande cuoco francese Paul Bocuse in un colloquio personbale: “Fu Bocuse a dirmi 30 anni fa che la cucina francese decadrà quando cuochi italiani si renderanno conto del patrimonio di ricette e prodotti che hanno invece di dimenticarlo per ignoranza, esterofilia, per moda” (https://winenews.it/it/fu-bocuse-a-dirmi-30-anni-fa-che-la-cucina-francese_333384/)

Oggi più che mai  il cibo è diventato molto più di una semplice necessità fisiologica. È un mezzo attraverso il quale le persone esprimono la loro identità, il loro status, i loro valori e la loro appartenenza a determinate comunità o gruppi culturali. Queste tendenze si manifestano in modi diversi a seconda del contesto specifico, ma l’intersezione tra cibo, cultura e status è un fenomeno globale.

In Italia, in particolare, la cucina diventa orgoglio nazionale e personale. Ci sono, però, diverse tendenze in atto in tutto il mondo. Scomodiamo Pierre Bordieu e il capitalismo culturale, l’idea che il gusto e le preferenze culturali siano legati al capitale sociale ed economico. In termini semplici, ciò che mangiamo e come lo mangiamo può riflettere il nostro status sociale. Si sottolinea la propria appartenza identitaria esprimendo un proprio approccio al cibo. Dalla riscoperta delle radici, al veganismo, al movimento “alternativo” sempre più mainstream di Slow Food, Health and Wellness e la cucina superstar.

40 anni fa mangiavamo e basta, ora ci siamo costruiti un mondo intorno alle nostre scelte alimentari!

Una citazione appropriata per chiudere, nel suo libro “Storia della pasta in dieci piatti”, puoi trovare la recensione qui, alla fine offre una considerazione ai lettori:

Gli spaghetti al pomodoro rispondevano perfettamente tutti i requisiti della modernità ed erano destinate a diventare una vera e proprio simbolo della gastronomia nazionale.
Era la fine di un’era, ma proprio in quest’epoca di grandi cambiamenti, sociale industriale, quando i valori della cucina tradizionale tra parentesi nella sua accezione più estesa) rischiava di estinguersi, che la gastronomia italiana compie un balzo in avanti si poneva sulle tavole di tutto il mondo.
Le ragioni di questo successo sono molteplici e molti rimangono difficili da spiegare. Nel giro di mezzo secolo o forse meno, la cucina italiana è diventata estremamente popolare apprezzata soprattutto all’estero, e l’esportazione dei nostri prodotti non hai mai smesso di crescere.
Quello che è successo in quegli anni il sapore del miracolo: proprio mentre veniva messo in crisi un intero modello di società, un enorme sforzo collettivo ciò permesso di tutelare il nostro patrimonio gastronomico rilanciarlo come eccellenza.

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